giugno 09, 2007

Ignaz Philipp Semmelweis, il medico

Uno che ha avuto un' idea buona, e con lui la vita è stata niente buona.


Era di gran moda l'anatomia patologica, a Vienna.
E gli esami autoptici eran di gran moda anche loro, a Vienna.
Noi altri da un morto a una puerpera saltavamo.
E le donne anche loro diventavano morte.
Tagliavamo, toglievamo, toccavamo, tiravamo.
E le operazioni ci andavano storte.
Io indagavo, facevo pensieri.
I dottori i morti li studiavano leggeri.
Poi vidi un baffuto fregare sul camice il sangue delle spoglie.
E capii perché le gravide morivano, al momento delle doglie.

Lavarsi le mani, avevo intuito.
Spazzolare le unghie, insaponare le zampe, ammollarle nel cloro.
Ogni dito doveva essere pulito.
Le balie, gli infermieri, le ostetriche soprattutto, dovevano purgarsi anche loro.
Nel giro di un mese le donne restavano sane.
Erano le nostre mani di noi dottori, con le particelle di cadavere, le assassine.
Ma ero un povero magiaro, diceva quel primario d'un cane.
Solo lavarsi le mani, prima di operare le mammine.
Ma per quei viennesi purosangue restavo un infame.
Mi bloccarono. Niente stipendio, escluso dall'ospedale.
Tornai a Pest, e ripresi la faccenda in esame.
Lì scrissi un librone. Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale.
Le riviste mediche mi ignorarono,
quei quattro amici si allontanarono.

Allora a Joseph Spaeth scrissi
“Lei ha preso parte al massacro, Signor Professore”
A Friedrich Scanzoni scrissi
“Il suo insegnamento si fonda su cadaveri di donne assassinate dall'ignoranza, Signor Professore”.
E lui giù a gridare che ero un bel disgraziato.
Il 29 luglio 1865 la mia affezionatissima moglie volle accompagnarmi in ospedale,
portavamo due dolci a un vecchio amico, mi aveva raccontato.
Poi al ritorno scordò di aspettarmi e della clinica diventai un abituale.
Entrai che avevo quarantasette anni,
e lei non si perse negli affanni.

Nessuno specialista della testa venne a guardarmi.
Solo arrivarono delle grosse guardie grige a fare malanni.
E io, Lavatevi le mani, mentre cercavano di legarmi.
Mi stringevano i polsi e sbraitavo. Lavatevi le mani.
Mi fermavano le gambe e urlavo. Lavatevi le mani.

Loro ci davano dentro con la cinghia.
E io, di risposta, Lavatevi le mani.
Mi strapparono ogni unghia.
Ma sempre, Lavatevi le mani.
Al funerale mia moglie non ci venne.
C'erano solo Karl von Rokitansky, mio maestro elementare,
il prete magro novantenne,
e Carl Braum, il mio avversario principale.
Era agosto.

1 commento:

pm ha detto...

c'è qualcosa di molto necessario in questo signore,
grazie